Damiano Fasso
Nato a Montecchio Maggiore nel 1976
Laurea in Lettere all'Università Cattolica di Brescia nel 1999.
Diploma di Decorazione all'Accademia di BBAA di Venezia nel 2011.
Lavora tra Treviso e Venezia principalmente con pittura e videoinstallazioni.
"Il futuro cibernetico che insidia il presente affascina anche Damiano Fasso che propone un’installazione che trasforma l’uomo in un ambiguo e inquietante ente inorganico, privo di peso e di carnalità, intrappolato nella logica ferrea della tecnologia avanzata[...]E' un artista visivo che indaga lo scenario contemporaneo e le identità sociali: rileva immagini e situazioni e le restituisce al suo lavoro artistico, che si trasforma nello spazio, ricostruito con spiazzante e spettacolare ironia, attraverso il quale la realtà appare come un mondo dai toni fluorescenti e surreali, denso di paradossi e artificialità"
Francesca Londino (2010 per "Urban Creatures")
Fasso gioca con l'idea di una leggerezza illusoria anche nei suo quadri, in realtà quasi pitto-sculture dove delle sagome di peluche sono incollate su tele lavorate a colori tenui e brillantini. Il materiale e i soggetti, bambole o orsacchiotti, fanno intendere a prima vista l'opera come un tributo all'infanzia, con sfumature ludiche, candide, superficialmente dolci o addirittura sdolcinate. Niente di più lontano. Infatti, le scritte sotto le opere, in giapponese per non rendere l'interpretazione ricercata e non scontata, e soprattutto i loro titoli, ci fanno capire che la figura apparentemente così benevola è in realtà alle volte un giocattolo sessuale da sexy-shop, altre una donna tossicodipendente e così via, rivelando una concezione estremamente cruda della realtà e svelando gli altarini di un mondo dove tutto sembra superficiale e perfetto.'
Carolina Lio (2008, per "L'insostenibile leggerezza dell'essere")
"Damiano Fasso predilige la video arte organizzando storie in cui i piani differenti tra citazione artistica e documentazione attinta direttamente dalla realtà, creano livelli semantici in continuo movimento."
Valerio Dehò (2006, per "Transitabilità")