Attinia
A chi mi chiede cosa faccio, rispondo che faccio cose, cose che rispondono alla mia ricerca, cose che si lasciano trasformare, plasmare, cose che si lasciano caricare di altro significato, di altro senso.
A volte è una sensazione, altre un semplice oggetto, spesso un pensiero o addirittura una singola parola a spingermi.
Cerco di orientarmi fra organico e disorganico, naturale e artificiale, peso e leggerezza, materiale e immateriale, ordine e disordine, movimento e stasi, fra tutti gli elementi opposti, fra quei contrasti e quelle contraddizioni che compongono l’umana o disumana realtà; luce buio, bianco nero, vuoto pieno, materia spirito, trasparente opaco…
Forse il mio pensiero si muove su questi contrasti e ancora di più sul concetto stesso di contrasto, di opposto, di antitetico.
Nell’operare dell’artista penso che nulla sia dichiarato veramente fino in fondo, tutto rimane e deve rimanere in uno stato di allusione, tutto può cominciare e ricominciare, tutto può essere tutto e il contrario di tutto, e muta sempre di significato a seconda di come si guarda, a seconda di chi guarda, a seconda di quale stato d’animo ha in quel preciso momento chi guarda.